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Un po' di storia....


Difficile sapere quale fu il primo sci-alpinista braidese, senz’altro si va ai primi anni del secondo dopoguerra e le cose in comune con lo sci-alpinismo di oggi erano davvero poche, forse solo la neve (bianca già allora) e la fatica (però oggi enormemente ridotta).

Quasi certamente era un alpinista che aveva usato gli sci per raggiungere l'attacco di qualche via di montagna, ma bisogna arrivare all'inverno 1974-75 per trovare una coppia di braidesi 
che effettua qualche gita con amici di Mondovì e all'inverno successivo per trovare il vero inizio dello Sci-alpinismo a Bra. E’ ancora uno sci-alpinismo con origine alpinistica, in 4-5 iniziano a frequentare le gite organizzate dal CAI di Mondovì, gite accompagnate, non ancora dei veri Corsi, con gente come Vigna, Mongardi, Billò, con una pazienza infinita nei confronti di chi non aveva mai sciato in pista e cadeva decine di volte scendendo dall’Alpet. Un inizio splendido anche da un punto di vista umano, un aspetto mai ultimo nel rapporto con la montagna. Poi con il gruppo del CAI di Cuneo e l’abitudine della bottiglia di spumante in punta (nello zaino allora non si portava acqua ma quasi esclusivamente vino nella classica borraccia militare nel panno verde) e poi da soli a “osare” in gite nuove, a naso e un misto di entusiasmo e incoscienza, non c’erano telefonini e “Gulliver”. L'attrezzatura non era parente di quella di oggi: gli sci era già corti quasi come oggi ma la mitica talloniera Marker permetteva un'alzata di pochi cm, gli scarponi era quelli di cuoio da roccia al limite con un rinforzo di lamiera sul tacco, le pelli non autoadesive ma tenute più o meno in sede da cinghietti fissati con ribattini. Il vestiario era quello classico con fustagno alla zuava, ghettoni, maglioni di lana, come i guanti.

Altri tempi ma con il gusto e la voglia di provare e allora negli anni successivi un tentativo al Gelas naufragato sprofondando nella neve alla gorgia della Maura perché era troppo tardi, un giro dell'Argentera bellissimo al 10 giugno (!!), una Cima delle Lose in 11 (e per il nostro CAI era un record) con -16° alla partenza e -11° all'arrivo alle macchine, il capodanno 1980 epico e fortunato al Migliorero,  il dio degli alpinisti quella sera fu benevolo, accese la luna e forse qualcosa di più su 17 semi sbandati di cui qualcuno non aveva mai visto la neve e qualcun’altro dormì senza togliere gli scarponi dal freddo assurdo (-8°C all’ingresso in rifugio).

Il “giro” si allarga, l'attrezzatura evolve con la piastra Isere ad alzata totale e le pelli autoadesive (due “salti” epocali), con il determinante aiuto e la “scuola” di 2 tra i primi INSA italiani e di una guida del Monviso, il 24 gennaio 1982 inizia il primo corso di sci-alpinismo organizzato dal CAI di Bra. Si chiuderà con successo al Thabor, niente male per un primo corso in cui gli aiuto istruttori erano solo quelli che avevano già effettuato delle gite e avevano cercato di imparare tutto il necessario in tante uscite “sul campo” con i 2 INSA. Nel 1983 il secondo corso con un inizio tosto al Cassorso, a seguire nascono i primi patentati ISA, e poi di anno in anno l’alternarsi di primi e secondi corsi, al Mindino la barella per trasportare il primo caso di gamba rotta (con i complimenti dell’ortopedia di Savigliano), nel 1985 la Chamonix-Zermatt in 4 giorni mancata di un soffio per la nebbia tormenta l’ultimo giorno, nel 1991 un primo corso si chiude con il Gran Paradiso salito dallo Chabod e discesa da urlo dal Vittorio Emanuele. Nel 1993 si fa il primo corso insieme alle Sezioni di Fossano e Savigliano, il gruppo si amplia e rivitalizza, specialmente i saviglianesi portano una “botta di vita” . Nel 1995-96 l’indirizzo di creare Scuole si fa più pressante dalla Commissione Centrale e nel 1997 dopo tante riunioni, discussioni, dietro front e spinte in avanti, nasce la Scuola di sci alpinismo delle sezioni di Bra -Alba - Fossano - Racconigi - Savigliano. 

Una gestazione difficile com’è normale che sia quando si tratta di mettere insieme esperienze, esigenze, aspettative, preparazione e motivazioni diverse.


Paolo Fissore

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